MAURO CALIBANI... interview.
04/2013


Presentare Mauro non è facile... e comunque chi è scalatore sa indicativamente di che personaggio stiamo parlando, e non sto qua a raccontarvi di liste, di gradi o di "prestazioni" più o meno rilevanti che portano il suo nome; potete leggere da altre parti il valore  delle sue salite.
La prima volta che venne dalle nostre parti fu il lontano 2000, e lo fece spinto da una gran voglia di scoprire nuovi sassi in una terra ancora molto vergine per il bouldering.
Da allora per noi  Mauro non è stato più solo il "forte" scalatore straniero, ma è diventato un Amico! 
Un amico che rivediamo spesso con molto piacere e con cui  condividiamo la  "filosofia arrampicatoria" che da sempre caratterizza uno dei più forti e innovativi scalatori del panorama mondiale.
Calibani è quello che io considero uno scalatore "ricercatore"! Uno che sulla roccia, trova l'energia  per dar sfogo alla sua creatività.
Che sia un blocco, un tiro sportivo, una via trad una via lunga o altro ancora fa poca differenza... L'importante è che su quella sequenza di appigli venga fuori: "la purezza!" Un termine che Mauro usa spesso per descrivere una nuovo progetto che ha in mente, e  che poi li sotto ci scappi un piccolo o grande "numero" fa poca differenza.


Iniziamo ora  con qualche domanda tradizionale alla "Marzullo"... e vediamo di capire più avanti come nasce il rapporto che lega Mauro alla nostra terra.

Da quando e come hai iniziato a scalare?
Ho iniziato a scalare perché mio papà è un appassionato di montagna a 360° da sempre. Quando ero bambino lo ammiravo mentre partiva con i suoi chiodi, moschettoni e corde, verso le montagne.
Sin da piccolo, credo sia stata la cosa più chiara che ho avuto nella testa...: “io dovevo scalare”…


Un inizio decisamente "romantico" se penso che oggi i ragazzi... iniziano a scalare con appigli di resina e schede d'allenamento!... e si che i tempi cambiano.
Come è cambiato il mondo della scalata da quando hai iniziato?
Tanto, tutto, io ho avuto la fortuna di iniziare a scalare verso la fine degli anni ottanta. Beh in quel periodo si sognava di più, non c’era internet con le sue classifiche e tutto era differente,  più isolato, meno scontato e numerato, io poi ho fatto parte della schiera dei pochi scalatori ascolani, sono cresciuto in un ambiente di alpinisti tra cui pochissimi si erano specializzati anche nella scalata sportiva, come Stefano Romanucci o Sandro Fanesi e Cristian Muscelli.
Con loro ho imparato ad approcciare alla roccia in modo vero, scanzonato e romantico, ogni viaggio era unico e diverso.
Oggi, non so bene ma tutto è cambiato così velocemente, credo sia normale, ora sono in un cantuccio, guardo i giovani e cerco di capire dove stanno andando, mentre continuo a sognare per i fatti miei. Di sicuro la cosa più facile da percepire è stato l’aumento del numero dei praticanti.
In falesie tipo Ferentillo dalle mie parti di domenica e sabato c’è un bordello incredibile… per non parlare di Ascoli, dove il numero dei praticanti è cresciuto molto.
Questo però a mio avviso sta andando a discapito della cultura vera dei climber che stanno sempre più diventando fagocitatori della roccia, non hanno dei veri punti di riferimento che possano insegnare loro cosa è giusto e cosa è sbagliato, si trovano nel mucchio e spesso commettono errori.
Dalle mie parti, è stato fatto un salto indietro, ci sono alcuni elementi che hanno chiodato vie rovinando la roccia, non considerando e non rispettando il lavoro ed il processo evolutivo raggiunto fino a quel momento, hanno stuprato la roccia mettendo file di spit appiccicate; hanno buttato giu’ massi enormi per chiodare vie nuove; in luoghi come Interprete, dove si era raggiuto l’apice della cultura dell’arrampicata con la presa di coscienza della “non chiodatura” e quindi della così detta scalata trad, nel rispetto più profondo della roccia. Un tipo ha chiodato 2 vie di cui una l’ha chiamata “Tabu’” pensando di togliersi dalle scatole il tabù delle idee di tutti quelli che come me hanno sognato ed hanno avuto tanta paura per riuscire a salire piccole e grandi linee protette solo da pezzi di ferro incastrati nei buchetti o nelle fessurette… per fortuna ora che si scioglierà la neve documenteremo la schiodatura e speriamo che questo esempio possa divenire una nuova partenza verso il rispetto e la cultura vera dell’arrampicata.
Passione non vuol dire senso e volontà d’affermazione a qualunque costo.


Eh si... lo dico sempre io   che in giro c'è gente che con l'arrampicata non centra una mazza...
Ma andiamo avanti che a parlare di queste problematiche ci si fa il fegato cattivo..
Se ci sono, chi sono gli scalatori che negli anni ti hanno ispirato? In che modo sono riusciti a sorprenderti?
Stefano Romanucci, per la sua libertà di approccio alla vita e conseguentemente alla roccia, è stato il mio primo e grande maestro; poi tanti altri, molti con cui ho fatto le gare, da Brenna, Giupponi Zardini, Alippi, per la loro lealtà e forza interiore, poi con Meschia e la scoperta dei sassi nel 1996, ne ho conosciuti tanti ma i più importanti sono stati Bertrand Lemaire, che mi ha trasmesso tante belle cosette, Julien Nadiras, con cui ho raggiunto gli apici miei nel boulder, Ben Moon e Malcom Smith, poi Sharma… vabbè ne ho di sicuro tralasciati un po’ e chiedo loro di scusarmi, questi sono quelli più famosi. In linea di massima sono comunque quelli che hanno amato e continuano ad amare davvero la roccia, quelli con tanta esperienza e con cui ho sin da subito avuto un buon feeling comunicativo ed energetico.

Parliamo un po di sassismo nazionale... Qual'è stata, secondo te, in Italia l’evoluzione del boulder negli ultimi 10 anni, cosa pensi sia positivo e cosa no.
Credo che il vero fermento sia stato quello a cavallo tra il 2000 ed il 2005/6 in cui siamo cresciuti con la fame delle scoperte che ogni giorno ci sorprendevano. Oggi tutto si è calmato, e si è standardizzato, la gente continua a fare bouldering come una delle attività da praticare sulle rocce,
di posti per fare sassi ne sono stati trovati un sacco e tutto è più scontato.


Eh si che proprio in quegli anni hai fatto le prime scappate dalle nostre parti, grazie al tuo amico Romanucci che ti aveva messo la pulce nell'orecchio raccontandoti che in terra di barbagia c'era granito buono... Cosa ti è rimasto dei primi viaggi in Sardegna a scalare dalle nostre parti? Che ricordi hai dei blocchi: “Utopia”, “alla ricerca del punto punto  G”, “Christine”, del DWS alla scala di ferro, della via a Cala Gonone con lancione “Salto di qualità”?
La Sardegna per me significa il proseguimento della mia voglia di scoperta nei terreni vergini, i miei primi viaggi in natura da solo in posti nuovi, dove ho potuto dare un naturale sfogo alla mia creatività ed alla mia fantasia.
Per essere breve:
"Utopia" un passaggio bello, era un progetto, mi sono sentito di rompere una barriera, anche per lo stile di scalata aggressivo per la pelle sul granito barbaricino…
"Il Punto G"... la prosecuzione della voglia di fare meglio…
"Christine la macchina infernale"  l’apoteosi del bouldering uno dei più bei passaggi che io abbia mai avuto l’onore di salire per primo. È stato un parto, un sogno catturato con tutto me stesso.
"Salto di qualità"  una via lungimirante che racchiuderei tra le mi creazioni artistiche più belle.
Il DWS alla Scala di Ferro  è l’inizio, la scoperta di un nuovo modo in un mondo nuovo, in cui i 2 elementi che amo di più mi hanno accolto… la roccia pura e nuda con sotto il mare che mi abbraccia dai grandi salti.

Amo la Sardegna, che continua assieme a voi amici sardi ad accogliermi ed a stupirmi tanto.


Ehhhh che romanticone... guarda che già ti ospitiamo lo stesso quando vieni!!!:-)
Continuiamo a parlare ancora di terra sarda....Come mai gli ultimi anni sei tornato con corda e rinvii in Sardegna? Ritorno alle origini?
Alla fine il bouldering necessita di tanta energia e freschezza fisica... Aimè… La falesia e la montagna mi piacciono tanto e credo che sia stato inevitabile dopo averle trascurate per più di 10 anni tornare da loro… Anche con la corda la mia fantasia corre un sacco, il punto per me non è dove si va ma come ci si va…


Non ho ancora capito se noi sardi siamo fortunati o sfortunati a essere quattro gatti... ma secondo te qual'è il vero potenziale della scalata in Sardegna?
Infinitamente stupefacente, immenso, selvaggio inaspettato, invidio tutti quelli che la vivono molto.


Bene... e adesso iniziamo a parlare di pornofilosofia scalereccia... Cos’è la creatività nella scalata?
Io….. :)
No a parte gli scherzi, sono io…… :)

No dai a parte gli scherzi, ma che poi non scherzavo tanto, la creatività, chi ce l’ha lo sa, guardi di la’ e ti senti trema’, giri l’angolo e  t’appare un pezzo di roccia che ti fa battere il cuore. Vedere su quel muro liscio gli appigli che nessuno vuole vedere,  è l’arte, la sensibilità che c’abbiamo dentro che vuole venire fuori.
L’arte più bella di tutte le arti, la madre, la base, è l’arte della natura e chi ama l’arrampicata la ritrova nelle forme dei sassi nelle rughe della superficie di una roccia, nelle sue porosità. Io per esempio mi ci muovo sopra e mi sento a volte un ballerino, purtroppo non riesco a scalare quanto vorrei, e questa fame mi rende ancora più voglioso di esprimermi e di sentire il mio corpo quando mi muovo sulla roccia, ho reso l’idea?...


Direi decisamente di si... Ma andiamo avanti, la tua carriera passa dal boulder, alle gare, al trad, alla falesia, al deep water, alle vie lunghe…  è una evoluzione o un cercare di variare per non annoiarsi?
No è la consapevolezza del mio essere, la mia vera essenza, chi mi conosce bene lo sa, è l’irrefrenabile voglia di dare tutto me stesso all’arrampicata, l’unica passione che mi ha reso dipendente e profondamente innamorato, amo fare tutto su tutti i terreni, voglio essere completo, ma purtroppo non lo sarò mai come io vorrei esserlo ovunque, ma ce la metto tutta, poi si mi annoio anche a fare sempre le stesse cose, sono uno sperimentatore.


Creatività... Chissà perchè questa parola legata al tuo nome mi fa anche  venire in mente maglie e pantaloni... Quanto e in che modo la tua azienda “E9” ha influenzato la tua vita come scalatore?
Sicuramente in meglio.
Mi ha dato l’opportunità di unire l’utile al dilettevole e viceversa, ho cavalcato la grande onda nel momento perfetto, usandomi bene e soprattutto nel modo più vero, E9 mi ha dato più forza per affrontare i momenti difficili e più motivazione per arrivare in alto nei giorni migliori.
In E9 .. ho messo tutto me stesso.


Ogni tanto ci becchiamo anche in giro e non solo in Sardegna, ma senti un pò in che modo  viaggiare fa rima con scalare?
Nello stesso modo in cui amare fa rima con sco….


Ajooooooo.... ora sei un pò meno romantico di prima!!!
Ma facciamo un pò i tecnologici adesso,  che a parlare di tempi andati mi sento troppo anziano...Secondo te ai giorni nostri in che modo internet sta influenzando il mondo dell’arrampicata? E' un bene?
L’influenza è grandissima, dal mio punto di vista è un bene per l’informazione di ciò che sta succedendo, ma è un male per la perdita del reale senso del gusto della scoperta personale, ma io sono troppo lontano da questo sistema per poter giudicare bene la cosa…

 
Dopo tanti anni tra le rocce qual’è la motivazione che continua a tenerti scalatore?
La mia voglia di continuare ad esprimermi. Più maturo (per essere delicato con me stesso…) e più mi sento acceso dentro e convinto che lo sono davvero.


Torniamo un attimo in terra Sarda... Cibo e scalata… quanto è buona la salsiccia che fa la mamma di Soddu? E' un alimento adatto per le giornate a scalare? Il cibo Sardo che piu’ ti piace è…?
Il cibo è uno dei miei più grandi piaceri, la salsiccia di Soddu? Una vera leccornia… peccato che quando andiamo insieme a scalare e me la date, io me la mangio e poi mi viene una sorta di voglia di andare in letargo….
I cibi che più di tutti mi piacciono in Sardegna sono: Porcetto, seadas, salsiccie, formaggi, gulurgiones, carasau… Solo a nominarli ho già preso 2 chili, ma chi se ne frega!


Hai girato un bel pò sulle rocce fuori casa... maaaa  perchè torni sempre in Sardegna? Dobbiamo farti cittadino onorario?
Si, cittadino onorario, penso di meritarlo ormai no? E poi se Soddu mi trova la casa bella che voglio io, me la compro e ci vengo pure a vivere!


Ma adesso facciamo un pò i seri... se no i giovini scalatori  di oggi non finiscono manco di leggere tutta l'intervista... Allenamento… cosa continui a fare?
Le scale di casa, mi allaccio le scarpe, mi agito, saltello mi pettino…
Cerco di scalare il più che posso e quando ho un obiettivo mi appendo al trave senza pesi faccio qualche trazione o rispolvero il muretto a casa dei miei. Poco, poco.


Mi ricorda gli allenamenti di Soddu... per quello ha comprato una casa piena di scale!!!
Gli anni passano e la scalata logora...(son bastardo eh? che modo gentile per dare dell'anziano!)
Sei stato operato da poco al ginocchio, quanto è duro rimettersi in  moto?
Tanto… ma sono stati sempre gli infortuni che mi hanno fatto capire quanto per me sia importante arrampicare e subito dopo sono sempre migliorato.

 

E adesso facciamo un pò quelli che dicono sempre che prima era tutto più bello.... In giro si parla di grandi numeri e gradi ma spesso chi fa ancora notizia sono i vecchi guru di una volta che magari scoprono posti nuovi e salgono belle linee. Perchè i super forti di oggi non diventano dei miti?
Forse perché va tutto troppo veloce e non si vuole conoscere qualcuno in maniera davvero profonda; forse si ha bisogno solo di sensazionali marziani da dare in pasto alle masse e poi sostituirli subito con altri, o forse perché quelli forti di oggi sono tanti e non c’è più spazio per nessuno? Booh…

 

Etica, etica, etica... Scavare le vie… si sa che non si fa! Ma ancora in tanti posti si scava, e ancora di più son quelli che scalano indipendentemente su tiri bricolati e naturali. Per molti scalatori basta che sotto al tiro ci sia il numero giusto  e che sia naturale o no fa poca differenza. Dove sta la risoluzione del problema dello scavare… nei chiodatori o nei ripetitori dei tiri?
Nella sensibilità di entrambi.
Io ho scavato in passato perché “non conoscevo”, “non vedevo” e “non sapevo”.
Bisogna imparare a sentire, a capire che la roccia non è nostra, ma a noi spetta il migliore modo di utilizzarla ed interpretarla. Chi la scava ha fallito, con se stesso e con le generazioni future.
Per me, sia chi scava che chi ripete le vie scavate ha sbagliato, ma condanno più chi scava.

 

Domandina sensoriale... Roccia e movimento, che differenza passa tra granito, arenaria e calcare?
3 materie differenti:
il granito  spesso sbuccia la pelle, scali di meno ti apri a sangue più facilmente, per cui salire i passaggi più difficili prevede una buona capacità di fare pochi tentativi ed essere convinti, poi è bellissimo.
Il calcare offre le canne, i buchi e le tacche, troppo una figata….
L’arenaria... è la mia roccia(di casetta), la conosco molto bene, è l’elemento dove il movimento deve fondersi con la sensibilità del sentire ogni minima variazione d’equilibrio,  è vellutata e ti sfonda prima i muscoli che la pelle… è forse la più grande scuola del gesto.

 

Tra tutti i posti che hai visto in giro per il mondo quale vorresti oggi nel “giardino di casa”?
Ne ho talmente troppi in mente che li lascio tutti dove sono, sarebbe veramente un peccato toglierli agli scalatori locali…

 
Andiamo con la classica domanda da grandi campioni... Se non avessi arrampicato che sport avresti fatto?
Break Dance, skateboard,  avrei approfondito la pesca subacquea e tanti altri.

 
Pesca subacquea?! Guarda che poi diventi come Kaboi e non ti tieni più!!!
Ma andiamo avanti... Come sarà secondo te  lo scalatore del futuro? Viaggiatore, atleta, punk a bestia…
I più forti saranno atleti veri e completi sotto il punto di vista fisico e mentale ed alimentare.
Poi continueranno ad esserci anche tutti gli altri.

 

Tra tutti quelli che hai visto e conosciuto quale scalatore ti ha più impressionato e perché?
Adam Ondra... Perchè viaggia ad un livello che io non avrei mai creduto possibile, l’ho visto salire su un 8a flash di blocco sotto il diluvio, il tutto con una grande maturità gestuale ed intellettiva, ma non serve il mio giudizio per capirlo..

 

Bene... in chiusura spostiamoci in ambito familiare.... Speri che i tuoi figli Diego e Dario diventino “arrampicatori” come te?
Spero che si possano appassionare di scalata, perché potrei insegnar loro tanti segreti che conosco, e sarebbe divertente vederli crescere mentre io invecchio con loro sulle rocce.
Spero davvero che, anche se non scaleranno, possano amare profondamente come me quelle che saranno le loro passioni.

 
Ultima domandina di rito: Come si vede Mauro Calibani tra 10 anni?
Vecchio, più saggio, matto come ora, ma spero non peggio, con meno moli di lavoro d’affrontare e con più tempo libero per cacciarmi nei guai nelle mie avventurose scorribande, sempre al fianco delle persone che amo!   

 

Saggio?! Staremo a vedere se tra 10 anni ti vedrò coi capelli alla Mastro Lindo e la tunica di raso viola...  Stammi Bien Calibà! Alla prossima.


                          
Saludos e Contones...Sblindo79

 






created by
sblindowebdesign all rights reserved for text and graphics








Check here for che and along with per
Page provided by FREE GoFTP Client